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Luigi Di Biagio non ha preso proprio benissimo i rilievi sulla condizione fisica mostrata dalla SPAL nella partita col Cagliari. Nel corso della conferenza stampa di sabato mattina l’allenatore ha messo in guardia i giornalisti (e non solo) sull’attendibilità dei dati forniti dalla Lega di serie A: “In realtà abbiamo fatto 10 km in più. La Lega dà un numero, che a volte è sgrezzato. Scrivere le cose dopo averle studiate sarebbe meglio. Perché la Lega fornisce quel dato, ma in alcuni stadi il dato è differente a causa del metodo di misurazione. Bisogna fare attenzione a riportare questi numeri perché poi si fanno brutte figure e non va bene soprattutto per voi (giornalisti, ndr)“.

Detto questo, abbiamo corso male, non abbiamo dato ritmo alla partita, ma non si può scrivere che una squadra ha corso 70 km quando invece ne ha fatti 100. Col Cagliari abbiamo fatto 102 km, non 92. Mi dispiace, perché conosco il mio lavoro e conosco i numeri. Se uno prende un documento, anche dalla Lega, si deve informare sulla sua attendibilità e magari confrontarlo con altri. Altre fonti ci attribuiscono 10 km in più. Però vi do ragione sul fatto di aver corso male e aver tirato poco in porta che è stata una diretta conseguenza della condizione fisica e delle scelte che sono mancate negli ultimi trenta metri“.

Il punto di vista di Di Biagio è comprensibile, tanto che già nell’articolo pubblicato giovedì da LoSpallino era stato sottolineato come i dati della Lega di serie A venissero considerati talvolta fuorvianti da preparatori e allenatori. Si tratta di una questione intricata: se i dati non rispecchiano in maniera più o meno fedele la realtà, si fatica a capire il motivo per il quale l’organizzatore del campionato – ossia la Lega – si ostini a proporli pubblicamente nella forma attuale, contribuendo così alla formazione di un pensiero tra appassionati e addetti ai lavori. Allo stato attuale risulta che le società di serie A si siano più volte interessate al problema, ma che i propositi di miglioramento di quel tipo di servizio siano rimasti sostanzialmente lettera morta.

C’è poi un altro nodo: in linea di massima Di Biagio ha ragione quando suggerisce ai cronisti di confrontare le varie fonti. Peccato che di indipendenti e di libero accesso non ce ne siano. I servizi di rilevazione delle performance delle squadre di serie A hanno costi non esattamente abbordabili per la maggioranza delle realtà editoriali e nella stragrande maggioranza dei casi, per ovvi motivi di riservatezza, i preparatori delle varie squadre non sono disponibili a condividere i loro dati all’esterno attraverso gli uffici stampa, lasciando così l’opinione pubblica con poche possibilità di scelta.