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Cercatelo pure se volete, ma difficilmente potrete trovare qualcuno che vi parli male di Alberto Paloschi se il tema è quello della serietà, dell’impegno, dell’etica del lavoro e dell’atteggiamento dentro e fuori dal campo. Il problema semmai sta nell’effettivo apporto (di gol, ma non solo) che il centravanti è stato in grado di fornire dopo la prima, tutto sommato incoraggiante, stagione con la maglia biancazzurra.

L’eterno ragazzo nato in provincia di Brescia (a Chiari), ma cresciuto in quella di Bergamo (Cividate al Piano, per la precisione) è arrivato all’ultimo anno del suo contratto con la SPAL e in una delle classiche interviste con risposte un po’ preconfezionate ha ribadito di essere determinato a contribuire al tentativo di risalita in serie A del club biancazzurro. Non c’è motivo di dubitare della sua onestà, anche se la progressiva discesa – di rendimento e di reputazione – sembra quella di un professionista alla fine dei suoi giorni da giocatore. Paloschi compirà 31 anni il prossimo 4 gennaio 2021, eppure sembra essere uno di quegli attaccanti vicini agli ‘anta’ a cui s’è progressivamente ristretta la porta e che strappa contratti grazie a credenziali ormai scadute da tempo.

Non è un mistero che la SPAL lo abbia tenuto con sé per evidente mancanza d’alternative: di squadre disposte a versare nel conto corrente di Paloschi un milioncino annuo non ce n’erano e così tanto Giorgio Zamuner quanto Pasquale Marino si sono messi il cuore in pace, nella speranza che possa accadere qualcosa in grado di invertire una tendenza che definire preoccupante è riduttivo. D’altra parte la SPAL viene da una stagione in cui ha segnato pochissimo, ne ha iniziato una nuova con lo stesso problema e si ritrova a chiedere i gol a chi ne ha fatti tre negli ultimi due anni: cosa potrà mai andare storto?

Perché vale la pena (provare a) crederci

1. La serie B è un campionato che a Paloschi – in pura teoria – dovrebbe andare stretto. Ipotizzando un livello tecnico generale inferiore, una minore abilità media dei difensori , un chiaro divario d’esperienza (337 partite da professionista) e una sempre teorica superiorità della SPAL nei confronti di buona parte delle squadre avversarie, il numero 9 dovrebbe avere vita più facile nel trovare spazio nelle aree altrui. Questo si dovrebbe tradurre in un aumento delle opportunità da gol per un giocatore abituato soprattutto a speculare su errori e situazioni più o meno casuali (ma questo, vedremo in seguito, può anche essere un notevole limite).

2. L’idea di calcio di Marino potrebbe giovargli. L’impostazione classica che prevede un centravanti affiancato da due attaccante laterali (ad esempio Di Francesco e Brignola) dovrebbe sgravare Paloschi da compiti di partecipazione al gioco che non sono esattamente nelle sue corde anche a causa di palesi limiti tecnici, permettendogli così di accamparsi nelle aree piccole per fare ciò che gli riesce meglio: gol facili.

[un riassunto abbastanza esplicativo delle posizioni di tiro di Paloschi nella stagione 2017/2018, via WyScout]

3. Questa stagione contribuirà a definire il suo futuro a breve/medio termine, visto che a giugno 2021 la SPAL avrà esaurito il suo impegno contrattuale e un eventuale rinnovo sembra parecchio improbabile, se non proprio impossibile. Per quanto i guadagni di 13 anni d’onorata carriera in serie A presumibilmente possano essergli sufficienti per vivere di rendita da qui all’età della pensione, viene difficile immaginare che l’Alberto possa decretare la fine della sua carriera ad appena 31 anni. Certo, il suo procuratore è il potentissimo e spesso persuasivo Tullio Tinti, ma qual è il direttore sportivo che se la sentirebbe di offrire un contratto più o meno vantaggioso a un centravanti da un gol a stagione? Certo, c’è chi si è spinto a garantire un triennale a Cerci in serie C, ma in tempi di finanze ristrette potrebbe essere difficile per Paloschi strappare un accordo all’altezza delle sue aspettative, ammesso che non abbia già deciso di ridimensionarle sensibilmente in nome del puro amore per il calcio.

4. Al momento ha l’attenuante della condizione fisica tutt’altro che perfetta. Paloschi infatti ha praticamente saltato la preparazione precampionato a causa di un infortunio e questo non lo sta aiutando affatto a rendere come vorrebbe. In via Copparo insistono molto su questo aspetto: un progressivo miglioramento delle sue prestazioni atletiche favorirà un rendimento più soddisfacente in campo.

5. Ci si può pure giocare una componente scaramantica, per chi ci crede. L’unico campionato di serie B di Paloschi si è concluso con una promozione diretta festeggiata in Emilia-Romagna (Parma 2008/2009) e un capitale di gol in doppia cifra (12).

Perché non vale la pena crederci più

1. La parabola discendente nella quale s’è infilato Paloschi tende un po’ allo sconfortante. Dopo essere uscito – a peso d’oro – dalla sua zona di comfort di Verona (sponda Chievo), gli è capitato di fare sei mesi da comparsa in Premier League inglese (2 gol con lo Swansea), firmare un quinquennale con l’Atalanta per vedersi brutalmente accantonato da Gasperini (in favore di un allora poco considerato Petagna), mettere il mattoncino nella prima stagione di serie A della SPAL (7 gol nel 2017/2018), essere  successivamente ridimensionato (nel minutaggio) da Semplici e quindi essere spedito a Cagliari per scaldare la panchina alle dipendenze di Zenga. Considerato che non stiamo parlando di un automa, sarebbe anche comprensibile che il diretto interessato avesse perso fiducia in sé stesso al punto tale da non essere più competitivo come nei giorni migliori. Basti pensare a una frase pronunciata nel giorno della sua presentazione, a luglio 2017:

“La scorsa stagione è stata un incubo: allenarmi durante la settimana e non avere la possibilità di giocare e segnare è stato molto brutto. Vivo la settimana in funzione del mio lavoro, metterla dentro: se faccio gol sto bene, altrimenti no. Per carità: è importante anche giocare bene e fare gli assist. Ma se arrivo a casa dopo una partita in cui ho fatto tre assist e zero gol, rosico un bel po’”.

Ecco, se questo concetto ancora valido il rosicamento inizia a diventare prolungato. Basterà tornare a segnare un’altra volta per limitarne gli effetti collaterali e creare i presupposti per un riscatto?

[un altro riassunto abbastanza esplicativo delle posizioni di tiro di Paloschi nella stagione 2019/2020, via WyScout]

2. Le sue caratteristiche tecnico/tattiche lo collocano un po’ fuori dal tempo per quelli che sono gli standard contemporanei. Nell’epoca dell’ascesa del gioco di posizione, un centravanti pur generoso ma tecnicamente limitato come Paloschi non è esattamente l’ideale per la maggior parte degli allenatori. Non potendo contribuire più di tanto alla fase di rifinitura del gioco, il suo mestiere è quasi esclusivamente quello dell’opportunista. Basti pensare anche solo alle dinamiche dei dieci gol segnati finora con la maglia della SPAL:

2017-2018
1. SPAL-Crotone: tocco sulla linea di porta su tiro sbilenco di un compagno
2. Juventus-SPAL: tocco sulla linea di porta su tiro sbilenco (da calcio piazzato)
3. SPAL-Fiorentina: tocco linea di porta su tiro respinto dal palo (da calcio piazzato)
4. SPAL-Hellas Verona: rimpallo favorevole in area, protezione e gol da 10 metri
5. SPAL-Inter: colpo di testa dal limite dell’area piccola su assist di un compagno
6. Crotone-SPAL: rimpallo casuale e gol dall’interno dell’area piccola, senza opposizione
7. SPAL- Benevento: colpo di testa dal limite dell’area piccola su tiro respinto dalla traversa
2018-2019
8. Sampdoria-SPAL: gol a porta vuota su tiro respinto corto dal portiere
9. SPAL-Inter: gol all’interno dell’area piccola su cross basso dalla sinistra
10. SPAL-Lecce: sinistro di prima intenzione da 10 metri su cross basso dalla sinistra

Quindi se la SPAL di Marino dovesse essere in grado di dominare il gioco, attaccare con tanti uomini, tirare spesso in porta e spedire parecchi palloni in area per Paloschi potrebbero esserci buone notizie (si veda il precedente punto 2). Se invece le difficoltà palesate nelle prime due partite dovessero diventare croniche non sarà il caso di crearsi troppe aspettative, come peraltro dimostrato dalla prestazione scadente fornita nella seconda di campionato.

3.  Il ricco stipendio è garantito a prescindere dal suo rendimento e in genere questo tipo di dettaglio presenta il conto ai giocatori che sentono d’aver già dimostrato a sufficienza nel corso della loro carriera. Paloschi chiuderà questa stagione come il terzo giocatore meglio pagato della rosa della SPAL: se la consideri una responsabilità o meno è attualmente un mistero, chissà che non capiti l’occasione di poterglielo chiedere.