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Considerati gli eventi della giornata di martedì, alla SPAL hanno pensato bene di non realizzare interviste post-partita con i propri giocatori dopo la sconfitta di Empoli. E’ comunque bastata un’intervista-flash di fine primo tempo rilasciata da Simone Missiroli a Dazn per generare la giusta dose di interrogativi sullo stato d’animo generale della squadra.

Intervistatore: Siete avanti 1-0, però avete fatto prendere qualche spavento al vostro allenatore in questi ultimi minuti di gestione della partita.

Missiroli:Sì, soprattutto dopo l’1-0 ci siamo abbassati un po’ troppo e dobbiamo levarci questi timori che ci portiamo dietro dall’inizio del campionato per continuare con l’atteggiamento con cui siamo partiti. Duri su ogni palla, belli stretti, e poi abbiamo la qualità per fargli male“.

[screenshot via Dazn]
Ovviamente è successo l’esatto contrario di quanto prefigurato dal centrocampista calabrese e nel secondo tempo la SPAL non ha fatto registrare un singolo tiro in porta, incassando invece due reti. Che questa SPAL – intesa come collettivo di calciatori – abbia qualche problemino con la tenuta psicologica s’era capito già dalle partite precedenti, ma che un giocatore dell’esperienza di Missiroli (34 anni d’età, 16 campionati da professionista per 291 presenze in serie A e 175 presenze in B) sia arrivato a esprimere una considerazione del genere all’intervallo di una partita condotta 1-0 non può che preoccupare.

Si fatica infatti a capire quali timori debbano avere i giocatori della SPAL dopo appena quattro partite, nel contesto di una stagione giocata praticamente senza l’eventuale pressione dei tifosi e in cui (quasi) nessuno chiede alla squadra di dominare il campionato. Quali sono esattamente i presupposti di questi “timori” che sembrano attivarsi in particolare quando c’è un risultato da proteggere?

Interpellato sull’argomento a partita conclusa, Pasquale Marino si è espresso in questi termini: “Mi sembra che tutti dobbiamo fare qualcosa in più, perché non stiamo parlando di ragazzini che dal punto di vista psicologico sono attanagliati dalla paura di giocare nei momenti di difficoltà. Questo sicuramente non deve accadere, soprattutto nei casi di gente come Missiroli e di altri suoi compagni. Devono essere tra quelli che trainano i ragazzi più giovani“.

La sensazione al momento è che l’allenatore sia il primo a essere in difficoltà di fronte a queste insicurezze abbastanza inspiegabili in questa fase. Come se la SPAL fosse afflitta da un male oscuro e indecifrabile come lo era il Sars-CoV2 a febbraio. Perché se è vero che in rosa ci sono 14 giocatori reduci da un’imbarazzante retrocessione, che si sono scordati di cosa significhi vincere (2 successi su 27 partite in tutto il 2020) e che avrebbero voluto – in diversi casi – traslocare altrove, è altrettanto vero che ad agosto c’è stata la possibilità di voltare pagine e (ri)costruire qualcosa di diverso con le idee portate da Marino e Zamuner. Gli stessi che ora avranno l’ingrato compito di trovare una spiegazione e quindi un vaccino contro questa bizzarra patologia, in perfetta linea con i tempi che viviamo.