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Il 2020 è stato un anno tanto deludente quanto ricco d’eventi. Lo vogliamo ripercorrere attraverso dodici parole chiave che lo hanno contraddistinto.

1. Autogol
Lasciando da parte quelli metaforici, due autogol in particolare hanno contraddistinto la stagione della SPAL e hanno contribuito a stroncarne – in momenti diversi – le già fragili velleità di salvezza in serie A. Non ce ne voglia il diretto interessato, ma entrambi portano la firma di Francesco Vicari.

Il primo risale al 25 gennaio 2020, con la squadra reduce dall’incredibile vittoria di Bergamo e caricata a mille dai tifosi alla vigilia del derby col Bologna. Mentre buona parte del “Paolo Mazza” è intenta a cantare “chi-non-salta-bolognese-è” dopo il gol segnato da Petagna, il rossoblù Soriano spara in mezzo un pallone che viene deviato in rete da un intervento del numero 23. Una badilata (metaforica) sui denti di un gruppo – e di una tifoseria – che 30 secondi prima sentiva di poter finalmente mettere la testa fuori dall’acqua dopo mesi di apnea. Com’è andato il resto della partita ce lo ricordiamo tutti.

Il secondo è quello, beffardo e crudele, al 94′ di SPAL-Milan (2-2) del primo luglio. Una vittoria a quel punto probabilmente non avrebbe sortito alcun effetto significativo sulla stagione, ma avrebbe quantomeno evitato il crollo verticale delle settimane successive. Quell’errore, ampiamente dibattuto nelle ore e nei giorni seguenti, ha dato la netta sensazione che la SPAL stesse combattendo contro forze impossibili da mettere anche solo in discussione. Fu anche l’inizio di un periodo nero per lo stesso Vicari, che si è ripreso – e anche piuttosto bene – con l’inizio della nuova stagione.

2. Coglionazzo
Il colorito epiteto, proferito da Walter Mattioli nel giorno della presentazione di Luigi Di Biagio, ha segnato un altro punto di svolta della stagione. Quello in cui la SPAL ha esonerato Leonardo Semplici dopo settimane di tensione, permettendo al presidente di dare libero sfogo ai propri pensieri dopo settimane di silenzio.

“Spesso e volentieri abbiamo visto partite giocate male, giocatori che andavano in campo senza rabbia, svuotati dentro. Una squadra che può essere anche scarsa, come dite voi (giornalisti, ndr). Personalmente penso sia ottima e andava caricata, preparata. Quindi non voglio crocifiggere nessuno, ma neanche passare per il presidente coglionazzo che ha fatto una squadra non all’altezza e quindi Semplici non è riuscito ad allenarla”.

3. Salvezza
Fino a giugno inoltrato è stato il tema dominante, seppure con diversi livelli di speranza e di plausibilità. A fine gennaio la SPAL si era trovata ad appena un punto dal quart’ultimo posto grazie all’inattesa vittoria in casa dell’Atalanta, salvo scivolare a -7 al momento dell’insediamento di Di Biagio. Alla ripresa del campionato, dopo la lunga pausa dovuta alla pandemia, la parola salvezza è stata pronunciata con la stessa apparente convinzione, soprattutto sulla base dei segnali di vita arrivati nella partita col Parma. Tutto è svanito con i tre schiaffi presi a Genova da una SPAL ancora sotto choc per il pari all’ultimo secondo col Milan. Da lì è iniziata un’imbarazzante processione conclusa ai primi d’agosto, che ha contribuito a rendere sempre meno simpatici alcuni interpreti presenti in rosa ancora oggi.

4. Responsabilità
Già prima che la SPAL affondasse all’ultimo posto in serie A era partita la caccia al responsabile, o ai responsabili, della penosa stagione a cui tutti stavamo assistendo. La croce è finita addosso un po’ a tutti, spesso in base al punto di vista e pure ai pregiudizi. Giocatori, Semplici, Vagnati, proprietà… C’era ampia scelta. Le dinamiche che determinano le sorti di una stagione sportiva sono così tante e complesse che cercare di individuare un colpevole o una circostanza è un esercizio tanto superficiale quanto frustrante. Non a caso tanto i Colombarini quanto Mattioli hanno invitato a osservare il quadro d’insieme ed a distribuire quindi i demeriti. A uscirne meno bene degli altri, alla fine, è stato Davide Vagnati, diventato più facilmente attaccabile una volta passato al Torino. Il fatto che a bilancio sia rimasto un quantitativo preoccupante di contratti indigesti non depone esattamente a suo favore. Ma crocifiggere (metaforicamente) lui per salvare gli altri significherebbe peccare un po’ di miopia.

5. Primavera
La stagione dell’anno l’abbiamo trascorsa tra le ansie del lockdown e le speranze delle prime riaperture, mentre l’omonima squadra della SPAL ha vissuto diversi momenti da ricordare. Fino al 22 febbraio la formazione al tempo affidata a Luca Fiasconi era in posizione privilegiata per partecipare ai playoff del campionato Primavera 2, il 4 agosto si è ritrovata promossa d’ufficio (con un altro allenatore) proprio sulla base dei buoni risultati ottenuti nella prima parte dell’annata 2019/2020. Il meglio comunque doveva ancora venire, considerato che prima della nuova interruzione la SPAL di mister Scurto stava facendo vedere gioco e punti, oltre a individualità intriganti in termini di potenziale.

 

6. Ritorno
Uno c’è stato – quello di Giorgio Zamuner – un altro è stato evocato (quello di Semplici) almeno da giugno a oggi, come una sorta di spettro. In molti casi si è trattato di provocazioni di tifosi e addetti ai lavori, ma è capitato che qualcuno chiedesse un nuovo intervento dell’ex allenatore (sotto contratto fino a giugno 2021) sia nel corso della gestione-Di Biagio, sia dopo le due recenti sconfitte incassate dalla SPAL di Marino. Non succederà, questo è evidente. Né c’è motivo di farlo succedere: non interesserebbe né a Semplici né all’attuale dirigenza. In compenso il ritorno di Zamuner ha dimostrato che a volte affidarsi al cuore è la scelta giusta. Zorz conosce l’ambiente e la città come pochi altri e in una SPAL pericolosamente carente in senso d’appartenenza – almeno tra i giocatori – la sua presenza è da considerare rassicurante, come minimo.

7. Retropassaggi
A proposito di Semplici: è servito l’arrivo dell’autunno per vedere Walter Mattioli sotterrare (definitivamente?) i vecchi rancori rivolti all’ex allenatore biancazzurro.

“Devo ammettere anche errori miei, perché dopo aver iniziato con mister Semplici non avrei dovuto esonerarlo in quanto conosceva l’ambiente, i ragazzi ed avremmo continuato a giocare con il modulo che tutti conoscevano. Ritengo quindi che questo sia stato un errore mio e di chi mi ha consigliato questa soluzione”.

Prima di queste parole tutto sommato concilianti, il presidente aveva utilizzato un paio d’occasioni pubbliche per tornare a punzecchiare Semplici e la sua idea di calcio. Compresa la conferenza stampa di presentazione di Pasquale Marino.

“Il gioco sarà completamente diverso anche in termini di modulo rispetto a Semplici. Sono curioso, specialmente perché vedremo più passaggi verso la porta avversaria che verso al nostro portiere”.

Per la cronaca: la SPAL di Semplici effettuava mediamente 57 passaggi all’indietro a partita (dato WyScout). Quella di Di Biagio ne faceva 59. Quella di Marino è attualmente ferma a 67 per partita.

8. Paracadute
Se solo i Colombarini avessero incassato un euro ogni volta in cui sono stati accusati di retrocedere volentieri per intascare il paracadute della serie A e arricchirsi ulteriormente… probabilmente oggi ci sarebbero i fondi per la punta (si veda la parola n.12). L’argomentazione, numeri alla mano, non sta in piedi e i dirigenti l’hanno spiegato fino alla sfinimento. Perché se da un lato è vero che la SPAL ha incassato 25 milioni di euro in seguito alla retrocessione, è altrettanto vero che questi sono serviti (e non sono stati sufficienti) per colmare la voragine creata dalla discesa in B. Un dato su tutti: il club è passato dall’incassare 35 milioni di euro di diritti televisivi a poco meno di 3. Senza contare le minore entrate da botteghino (attualmente azzerate), sponsor e la svalutazione del patrimonio tecnico.

9. Liquidità (indice di)
A settembre il mercato della SPAL è rimasto bloccato fino a poche ore dal debutto in campionato a Monza, semplicemente (si fa per dire) a causa di un parametro tecnico legato agli equilibri di bilancio. A tenere tutto inchiodato ha provveduto soprattutto lo stallo prolungato della trattativa per il passaggio di Mohamed Fares alla Lazio. Una trattativa iniziata a fine luglio e finalizzata solo il primo ottobre, a quattro giorni appena dalla chiusura dell’anomala sessione estiva di calciomercato. A gennaio 2021 la situazione non sarà molto diversa e il mercato – a livello generale – sarà tutt’altro che movimentato.

10. Portieri
Nel corso del 2020 abbiamo visto diversi interpreti a difesa della porta della SPAL. Berisha ha confermato di essere un portiere di spessore internazionale, Letica (oggi alla Sampdoria) ci ha fatto capire perché l’albanese fosse da considerare indispensabile, Thiam ha mostrato un discreto potenziale, ma anche le ingenuità di chi sta ancora prendendo confidenza con la guida di una difesa nel contesto di una squadra competitiva. Alfred Gomis è passato dal Dijon al Rennes per un sacco di soldi e la SPAL ne ha beneficiato indirettamente, il suo fratello minore Maurice è stato rispolverato come terzo ed a fine anno è stato messo sotto contratto Stefano Minelli per prevenire potenziali disastri dopo le vicissitudini di Berisha con il Covid-19. L’attuale numero uno della SPAL ha sconfitto il virus e ha ripreso ad allenarsi: verosimilmente tornerà a disposizione a metà gennaio 2021 e potrà far dormire sonni (maggiormente) tranquilli a Pasquale Marino.

11. Vendita
Per qualche bizzarro motivo, a intervalli più o meno regolari (di circa tre mesi), a Ferrara e dintorni si diffonde la voce che la SPAL stia per essere venduta a qualcun altro. Si tratti della famiglia Visentini, di non meglio specificati investitori veneti o di un misterioso fondo americano. Nessuna di queste ovviamente aveva un fondamento di verità, tanto che se lo chiedete a Simone Colombarini lui scrollerà le spalle e vi dirà che nessuno gli ha mai fatto una telefonata diretta.

12. Punta
Ag vol la punta: è il ritornello che accompagna la SPAL almeno dall’agosto 2019, con diversi livelli d’intensità. Un tema ricorrente che ci porteremo avanti anche per tutta la durata della sessione invernale 2021 di calciomercato. La scarsa consistenza dell’attacco biancazzurro rischia di costare (ulteriori) punti e compromettere un’altra stagione. Ai piani alti di via Copparo lo sanno. Provvederanno? Ce lo dirà solo l’anno nuovo. E che sia davvero migliore dell’ultimo, per tutti.