Undici anni di Perugia, la squadra che ama e per cui tifa da sempre. E’ la città in cui è cresciuto 21 anni fa il capoluogo umbro, all’ombra imponente e forse un po’ troppo ingombrante del vulcanico Gaucci e con la mente che torna, spesso, a quel 14 maggio del 2000, quando il Grifone sconfisse la Juve sotto il diluvio, per qualcuno ‘benedetto’, del ‘Curi’. Aveva 8 anni Federico Cenerini ma i suoi sono ricordi nitidi e indelebili, che traboccano ancora di festa e soddisfazione: “Calori mi regalò una gioia immensa – ammette e senza girarci troppo intorno il difensore dei biancazzurri – E’ un po’ come quando mi hanno detto che avrei indossato la maglia della Spal”. E’ già in clima partita il prossimo ‘cinque’ dei ferraresi. A Rimini potrebbe toccare davvero a lui dal primo minuto comandare la retroguardia estense, non solo per carenza di uomini o mancanza di alternative, come qualcuno ingenerosamente potrebbe pensare: mister Gadda, infatti, crede fermamente in questo ragazzo riflessivo e pacato sin da quando l’ha incontrato per la prima volta sulla via per Masi San Giacomo. Non sono passati tre anni che la storia ritorna, prepotentemente, protagonista. Adesso c’è la Spal ma gli obiettivi non sono cambiati: c’è ancora una salvezza come allora in palio che, questa volta però, sa di promozione: “E – dice Cenerini – noi ce la metteremo tutta”.
Numeri sparsi partendo dal Rimini: quattro vittorie in altrettante gare interne, sette gol fatti e uno solo subìto, è l’unica squadra a essere sempre andata a segno nelle prime nove giornate di campionato; di fronte, ci sarà una Spal che in trasferta arranca: non ha ancora vinto, non segna da due partite consecutive e lontano dal Mazza non porta a casa l’intera posta da quasi otto mesi, per non parlare dell’ultima vittoria esterna tra i ‘prof’, che addirittura risale a Foligno nel maggio 2012.
“E’ lo specchio della situazione non c’è molto da dire: domenica andremo a trovare una squadra senza dubbio in salute, lo dicono i numeri, lo dice la classifica, è innegabile. Ma questo non deve spaventarci, anzi. Sono sicuro sarà uno stimolo per fare bene e per sfatare questo inizio di campionato che ancora ci vede rincorrere. Loro sono una formazione di categoria, di mister Osio se ne parla molto bene e anche i miei compagni mi dicono essere veramente bravo (è stato allenatore di Rosseti a Bellaria l’anno scorso, ndr). Non sono lì per caso, ma la Spal farà una bellissima partita, sicuro”.
In difesa si fa la conta dei presenti: fuori Buscaroli per squalifica, Falcier è in via di guarigione ma non ancora utilizzabile; alla fine, visto che Gadda è solito utilizzare i tre centrali dietro, potrebbe davvero toccare a te domenica prossima. Una scelta, qualcuno dice, quasi obbligata, vista la carenza di elementi nel ruolo.
“Io ho tanta voglia di giocare e di dimostrare che posso starci anche io in questa squadra. E’ un’occasione che spero il mister mi conceda, poi toccherà a me, naturalmente, far vedere di meritare la riconferma anche per le prossime partite. Sono a disposizione completa dell’allenatore e, soprattutto dei miei compagni. Questa partita non so quante volte ormai l’ho giocata nella mia testa”.
Torniamo un attimo indietro e raccontaci chi è Federico Cenerini.
“Sono nato a Perugia ventuno anni fa. Per undici stagioni ho giocato nel Perugia facendo tutta la trafila dai piccolini fino ad arrivare alla Berretti, nell’anno del fallimento. Sono tifosissimo, ovviamente, della squadra della mia città e ogni volta che posso vado al ‘Curi’ insieme a mio padre, il mio primo tifoso che mi segue dappertutto ogni settimana. Ho una sorella più piccola ma, proprio come mia madre, non è molto interessata al calcio. Anche domenica, a Rimini, verrà solo papà”.
Calcio, ancora calcio e solo calcio nella tua vita o c’è dell’altro?
“Dopo una faticosa maturità scientifica mi sono iscritto all’università, alla facoltà di chimica, una materia che mi affascina da sempre: ho sostenuto anche qualche esame, andavo bene. Ho dovuto momentaneamente interrompere perché non sono ancora riuscito a conciliare bene lo studio con il mestiere di calciatore professionista, però ho promesso ai miei genitori che la riprenderò appena possibile. Sto continuando a studiare da solo, tengo la mente allenata, non solo il fisico. Leggo molto, soprattutto libri gialli, tanto cinema, di quello serio però (ride): Inception, Memento… film così, altrimenti neanche mi ci metto. Nei momenti di relax poi, il mio passatempo preferito è quello di stracciare alla play Coletta e Lazzari: io e Paloni siamo imbattibili. E quando torno a Perugia, ogni domenica, c’è la famiglia e la mia fidanzata Erica”.
Dopo le giovanili al Perugia ecco aprirsi innanzi a te le porte del calcio ‘vero’.
“Quando fallì il Perugia mi acquistò il Chievo: rimasi tre giorni a Verona poi, d’accordo con il direttore e il mio procuratore, capii che lì non ci sarebbe stato spazio per me. Tornai in Umbria, al Todi, in D, dove giocai titolare in coppia con Adriano Russo (il difensore che in estate all’ultimo rifiutò la Spal, ndr) e facemmo benissimo arrivando, alla fine dietro proprio al Perugia. E io, a 40 km da casa, riuscii anche a prendere la maturità, per la gioia della mia famiglia. L’anno dopo, in comproprietà, venni nel ferrarese per vestire la maglia della Giacomense”.
Difensore centrale sin dai primi calci a Perugia, quali sono le tue caratteristiche?
“Sono un difensore mancino che può adattarsi senza alcun problema sia alla difesa a tre, sia a quella a quattro. Quando giocavo a Todi il mio allenatore era il serbo Zoran Luzi (undici anni nel Gualdo tra C1 e C2 tra le altre, oggi mister della Voluntas Spoleto in D) che, sin dall’inizio mi diceva che avrei dovuto lavorare tantissimo sulla concentrazione, sull’attenzione e sull’equilibrio. Ricopro un ruolo delicatissimo e so che devo fare di tutto per infondere sicurezza e solidità al reparto e ai miei compagni. Penso sia questo il mio punto di forza, oggi, giocare con criterio provando a leggere prima che avvengano le situazioni pericolose. Sono molto scrupoloso. Da migliorare tantissimo, invece, il gioco con il piede destro”.
A proposito di scrupoli: si dice tu sia uno di quei giocatori che non lascia nulla al caso, sin dal lunedì che precede la partita della domenica successiva.
“E’ una cosa che mi porto dietro anche questa: studio gli avversari singolarmente. Ascolto le indicazioni del mio allenatore, mi applico su queste, poi vado a leggere i movimenti di quelli che, ipoteticamente, potrebbero essere i miei avversari, vedo partite, guardo dvd. Sono fatto così”.
Il Rimini?
“Mister Gadda ha preparato benissimo la partita, siamo tranquilli e fiduciosi. Loro giocano con un 433 in cui davanti si alternano i vari Nicastro (7 reti sin qui, ndr), Baldazzi, Morga e Fall: quest’ultimo lo conosciamo perché era a Bellaria e l’abbiamo già sconfitto 3-0 con la Giacomense, ma tutta la squadra romagnola, per noi, non è una novità: in estate al torneo li abbiamo visti e battuti, adesso è un’altra storia però e la classifica lo dice apertamente, per questo penso sarà proprio una bella partita”.
Con Leo Rossi che rapporto avevi instaurato?
“Molto buono, costruttivo. L’anno scorso, dopo l’allontanamento di mister Gallo, mi diede subito grande fiducia e giocai titolare praticamente sempre, e centrammo un’insperata salvezza. Quest’anno non so cosa sia successo: sin dal ritiro in me non c’è stata una grande fiducia e un po’ ne ho risentito, dico la verità, anche se fa parte del gioco. Lavoro per farmi trovare pronto, perché ogni occasione può essere quella giusta per mettere in difficoltà l’allenatore nelle scelte della domenica”.
Hai anche un soprannome.
“Mi chiamano ‘Psycho’ perché dicono che, quando gioco, riservo sguardi glaciali al mio diretto avversario (ride). E’ una cosa particolare e molto bella: quando ci salvammo con la Giacomense mister Gadda regalò a tutti una maglia con scritto sopra il soprannome di ciascuno e sulla mia c’era proprio Psycho. Me lo porto dietro dai tempi della Berretti del Perugia: fu mister Perugini ad affibbiarmelo”.
Se, come sembra, a Rimini giocherai sarà la tua trentacinquesima partita ufficiale tra i ‘prof’ con tanto di esordio assoluto in campionato dal primo minuto; inoltre due reti all’attivo, sette gialli, nessun rosso ma, soprattutto, diversi gol sbagliati. Un po’ come ti è successo contro il Venezia in Coppa qualche settimana fa.
“Ancora ci penso, l’ho presa troppo bene quella palla e, come capita spesso in questi casi, non ha voluto saperne di entrare in porta. Pazienza, non ne faccio un dramma, guardiamo avanti. L’anno scorso sono andato a segno due volte e, proprio contro il Rimini, sfiorai il terzo gol: mancava pochissimo a Natale, in porta tra i romagnoli c’era Scotti, lo stesso di domenica prossima. Non aggiungo altro (ride), magari stavolta va a finire diversamente”.
Che Spal sarà?
“Una grande Spal: tranquilla, fiduciosa come ci sta insegnando il mister con gli allenamenti in settimana e brava a restare in partita per tutto l’incontro senza mai abbassare la guardia. Faremo bene”.