Circa quindici anni fa su La Gazzetta dello Sport c’era una rubrica curata dall’ex direttore Candido Cannavò. Si intitolava “Fatemi capire“. Dopo la sconfitta della SPAL contro il Lecce, arrivata in maniera onorevole, credo di aver bisogno di capire da dove nasce la disapprovazione, a volte anche un po’ livorosa, che si legge qua e là in rete. Sulla squadra, su Clotet, sulle scelte societarie e ovviamente sui giudizi forniti dalla stampa.
Perché se ci si ferma al punteggio della partita, alla conseguente classifica e al tema delle tre sconfitte consecutive in casa allora posso anche comprendere. Soprattutto se si è reduci da due ore di freddo pungente allo stadio.
Per il resto faccio un po’ fatica. Ecco un po’ di appunti sparsi per spiegare questo straniamento.
a) La SPAL è arrivata all’appuntamento senza due calciatori importanti per la squadra: Vicari, che è anche il capitano, e Viviani. Dall’altra mancava un solo vero titolare fisso, Coda, che peraltro è entrato dalla panchina, facendo 27 minuti di partita.
b) La SPAL, pur con i limiti che ormai tutti conosciamo, ha affrontato il Lecce con personalità, eseguendo bene il piano che l’allenatore aveva preparato. Un piano fatto perlopiù di ordine, riconquista veloce del pallone – preferibilmente in zona offensiva – e verticalizzazione immediata. Con un po’ di precisione (Colombo) o fortuna (Peda) in più, poteva anche ritrovarsi in vantaggio nel quarto d’ora iniziale e l’avrebbe fatto con merito.
b-bis) Parliamo per un momento del giocare bene. Che non significa giocare in maniera bella o spettacolare. Sono due cose un po’ diverse. Se giocare bene significa vedere una squadra unita, ordinata, che sa quello che deve fare e lo fa con impegno e passione allora la SPAL – per almeno un’ora – ha giocato bene. Poi ha perso, perché anche gli altri sanno giocare bene. E hanno molta più qualità a disposizione (tra le altre cose).
c) Nonostante un gol preso in circostanze quasi comiche, con la squadra sbilanciata quasi interamente nella metà campo del Lecce, la SPAL non s’è scomposta più di tanto e ha continuato a seguire il piano-partita, arrivando al pareggio con una bella azione corale in cui hanno partecipato Da Riva, Seck e Colombo. Età media dei tre: 20 anni.
d) Poco prima del pareggio c’era stato un episodio estremamente dubbio, ossia un tocco di braccio potenzialmente da rigore di Hjulmand che l’arbitro Guida ha considerato regolare, con l’arbitro VAR Massimi a sottoscrivere la scelta del collega.
e) Nel secondo tempo la SPAL ha subito un po’ il rientro aggressivo del Lecce. Non ci sarebbe da stupirsi più di tanto se si considera che:
– La squadra di Baroni ha perso una sola volta in tutto il campionato: il 21 agosto (!) contro la Cremonese. In genere questo aiuta ad avere autostima, sia quando si è in svantaggio, sia quando la partita è in bilico.
– Arrivava alla partita con il secondo miglior attacco della categoria (per le statistiche).
– Dispone di un organico significativamente più esperto di quello della SPAL. Sommando tutte le partite giocate in B dai titolari del Lecce si arriva a 831 partite, alle quali vanno sommate le 353 tra serie A e campionati esteri di primo livello. Totale: 1.184. L’organico di Clotet si fermava a 775 (676 serie B + 79 serie A): con Viviani e Vicari sarebbe potuta arrivare a 1.165 e collocarsi su un livello paragonabile d’esperienza.
– Baroni al momento ha un giocatore in stato di grazia, ossia Gabriel Strefezza. Il brasiliano sta vivendo il momento più entusiasmante della sua carriera e ha segnato almeno un gol in quattro delle ultime cinque partite giocate.
f) In genere, quando la SPAL gioca male o con l’atteggiamento sbagliato, le viene fatto notare dagli ultras della Ovest. Martedì sera non m’è parso di sentire richieste esplicite di tirar fuori i coglioni. Anzi, la curva ha riservato un applauso ai biancazzurri al termine della partita, evidentemente perché ha riconosciuto loro l’impegno e la maglia sudata.
g) Rode a tutti che Strefezza sia andato via, soprattutto se ti rifila una doppietta del genere. Ma ormai è stato detto e stra-detto: il giocatore è andato via in circostanze ben precise e inveire contro i Colombarini (o Zamuner) non lo riporterà a Ferrara.
h) Idiosincrasia personale, me ne rendo conto: non farei mai, mai, mai, mai cambio tra la SPAL 2020/2021 e questa.
Non è nemmeno il caso di scomodare il divario d’età (spesso citato da Clotet), perché martedì era ridotto al minimo (25 di media la SPAL, 26 il Lecce), l’abissale differenza di obiettivi stagionali delle due squadre o la disparità di disponibilità economiche. Nonostante questo si leggono critiche ferocissime e addirittura richieste d’esonero dell’allenatore. Per queste ragioni e molte altre, per favore, fatemi capire.