foto Filippo Rubin
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Durante la tavola rotonda al Serra Club che ha visto tra i suoi protagonisti Salvatore Esposito è intervenuto anche il direttore generale della SPAL Andrea Gazzoli, che tra esperienze personali, professionali e non ha fatto un po’ una sintesi di alcune importanti tappe che lo hanno formato come calciatore prima e dirigente poi: “Sono al sesto anno qui ed è ormai la mia esperienza più lunga da dirigente. Il passaggio di proprietà è stato per certi versi doloroso, perché ha lasciato una proprietà della città, tifosa, con dirigenti spallini, che ha portato la squadra dalla C2 alla serie A. Penso sia il sogno di tutti i tifosi di tutte le squadre. Credo sia una cosa senza eguali forse nella storia. Purtroppo i numeri post retrocessione nella fase acuta del Covid ha reso la situazione pesantissima: la perdita di 21 milioni è di dimensioni non consone e ha portato a fare valutazioni di questo tipo e fortunatamente è arrivato Tacopina. Noi dirigenti, che siamo fuori, siamo quelli che quando non si vedono problemi vuol dire che abbiamo lavorato bene. Qui vicino (in via Fabbri, ndr) abbiamo il nuovo convitto, un investimento importante con 64 ragazzi della SPAL che ci dormono dentro. Grazie all’arcivescovado abbiamo questa struttura e abbiamo costruito questa nuova storia”.

“La SPAL come sappiamo un po’ tutti nasce dai salesiani, con principi che sono stati trasferiti anche a me quando sono entrato. Io cerco a mia volta di tramettere le cose semplici, le cose fatte con costanza, con dedizione. Anche a me piace condividere, sperimentare, studiare: sono cose che fanno crescere te e chi ti sta accanto. Penso siano valori che fanno crescere tutti: nelle squadre di calcio e nelle aziende da soli non si va da nessuna parte. Io da calciatore ero abbastanza scarsotto e i miei momenti di condivisione con i compagni erano per partite e momenti abbastanza tragici, come ritiri interminabili per non retrocedere dalla C2 alla D. Però in quei casi senti l’importanza emotiva della condivisione”.

Pur nella sua incrollabile integrità, Gazzoli ha anche concesso qualcosa sul tema della serata, senza perdere comunque di vista le rotaie del proprio lavoro: “Anche io ho vissuto la religione. Sono cristiano e tramite la famiglia di mia moglie ho conosciuto persone importanti che fanno toccare valori profondi e ti fanno crescere come persona. Ora la religione è purtroppo una cosa che la persona vive individualmente, mentre una volta c’era questo principio molto più collettivo: a oggi lo sport è sicuramente rimasto un valore, soprattutto lo sport di squadra, ma ci sono più distrazioni”.

“È una cosa un po’ cristiana e un po’ di vita: io sono amante della regola. A volte viene vissuta come qualcosa di negativo, io invece amo rispettarle e cerco di trasferire questa visione a più non posso. A esempio l’aspetto della sostenibilità si è quasi perso nel calcio, perché non c’è un’azienda che vuole fare qualcosa di sostenibile. Ora si pensa a vincere la domenica e poi si vedrà, ma questa è la fine del sistema calcio. Noi alla SPAL cerchiamo di costruire un progetto che ci faccia stare bene non domani, ma dopo domani. L’ultimo tassello in ordine di tempo è che abbiamo avuto l’assegnazione da parte del comune del centro sportivo Malborghetto, che diventerà un pezzo importante per il futuro della società”.