La trattativa che potrebbe portare Salvatore Esposito (2000) allo Spezia ha ancora una volta contribuito ad aprire un dibattito vastissimo online (e non solo) sulle strategie di mercato della SPAL, sul futuro del progetto tecnico e sulla solidità economica del club.
In attesa di vedere se effettivamente Esposito si trasferirà in Liguria (e non è del tutto scontato) vale la pena di ragionare su uno dei temi più scottanti della notizia che lo riguarda: la valutazione economica del suo trasferimento. Pare ormai acclarato che lo Spezia offra una cifra attorno ai 3,5 milioni di euro (bonus più, bonus meno), mentre la SPAL non intenda derogare più di tanto dal prezzo minimo fissato a 4 milioni. Altre fonti indicano una richiesta che arriva fino ai 5 milioni, ma lo Spezia ha già fatto sapere di non volerla soddisfare e di essere disposto a negoziare partendo da un po’ più in basso. A prescindere dalla quantificazione esatta di domanda e offerta, si tratta di numeri che hanno scatenato reazioni perlopiù negative nell’opinione pubblica, probabilmente abituata alla supervalutazione del talento che si vede soprattutto in serie A. Eppure ci sono diversi elementi che contribuiscono a rendere sensata la valutazione della quale si sta discutendo. Addirittura sovradimensionata sotto alcuni punti di vista.
IL PROFILO DI ESPOSITO
Il centrocampista di Castellamare di Stabia ha compiuto 22 anni di recente (lo scorso 7 ottobre) e nonostante questo si porta dietro un curriculum fatto di 119 presenze e 11 gol in serie B. Ha rappresentato per 9 volte l’Under 21 italiana ed è stato preso in considerazione per due volte dalla Nazionale maggiore, debuttando a giugno 2022 in Nations League.
Si parla quindi di un giocatore ancora giovane, eppure moderatamente esperto e al quale sono riconosciuti ancora margini di miglioramento. Quanto ampi è difficile da dire, ma se c’è qualcosa che il mercato contemporaneo ci insegna è che al momento di determinare il costo dei cartellini si tende sempre di più a speculare sul valore potenziale più che sul valore effettivo. Molto più di quanto non si facesse fino a dieci anni fa. Gli esempi sono innumerevoli e uno recente riguarda proprio la SPAL, che a gennaio 2022 ha ceduto Demba Seck (2001) al Torino per una cifra considerevole, attorno ai 4 milioni considerati i bonus, dopo appena 25 partite complessive in serie B, di cui 13 da titolare. In granata l’attaccante senegalese non è ancora riuscito a ritagliarsi uno spazio significativo (14 presenze, 5 da titolare), tanto da essere indicato come in partenza a gennaio per un prestito in grado di offrirgli maggiori possibilità di minutaggio.
Esposito, anche per il suo ruolo e per le sue caratteristiche tecniche, deve fare i conti con un’esposizione mediatica inferiore a quella del fratello minore Sebastiano (2002, ora all’Anderlecht ma sempre di proprietà dell’Inter), ma la considerazione che gli ha dimostrato Roberto Mancini ha senz’altro contribuito a renderlo maggiormente noto al pubblico che non segue abitualmente la serie B e ad imporlo più seriamente all’attenzione degli addetti ai lavori. Ad aiutarlo c’è stato anche il rendimento espresso nel corso del girone d’andata che si sta per concludere. Il capitano della SPAL è spesso stato tra i migliori in campo e ha messo a referto due gol, uno su azione un altro su calcio di punizione.
Resta però un interrogativo: perché un talento Under 23 italiano, che ha fatto una solida gavetta, si ritrova a fare i conti con una così netta sproporzione tra attenzioni (anche mediatiche) e offerte effettivamente ricevute? Nel corso del 2022 tante squadre hanno preso informazioni, ma solo due hanno ritenuto di formulare una proposta: il Cagliari a gennaio 2022 e appunto lo Spezia a dicembre. La prima oggi è in serie B, l’altra lotta per rimanerci. All’inizio dell’anno l’allora ds Zamuner ritenne insufficiente una potenziale offerta da parte dei sardi compresa tra 1 e 2 milioni di euro. Nel frattempo il centrocampista ha rinnovato (fino al 2025), ma nel corso dell’estate nessuno si è fatto avanti in maniera seria per acquistarlo. Tra giugno e luglio si è parlato a lungo della Sampdoria, ma da Genova non è mai giunta una vera proposta. Si tratta di un particolare non irrilevante: solo in presenza di più pretendenti la SPAL avrebbe modo di giocare al rialzo.
Esposito è quindi a un punto cruciale della propria carriera: senza la vetrina della serie A, alla quale giustamente ambisce, potrebbe uscire presto dal radar dei giocatori che in un futuro più o meno prossimo potrebbero tornare utili alla Nazionale. Unirsi allo Spezia potrebbe senz’altro aiutarlo a rimanere rilevante, ammesso che i liguri riescano a mantenere la categoria. In tempi recenti il numero 5 della SPAL è già stato parzialmente “sorpassato” dalla cosiddetta Next Gen azzurra del centrocampo. Si pensi alle recenti convocazioni di Ricci (2001, Torino) Fagioli (2001, Juventus) e Miretti (2003, Juventus). Più giovani di Esposito ci sono anche Rovella (2001, Juventus – ora al Monza), Ranocchia (2001, Juventus – ora al Monza), Bove (2002, Roma), Casadei (2003, Chelsea) e Terracciano (2003, Hellas Verona).
IL MONDO ATTORNO
La società calcistiche italiane, salvo rare e lodevoli eccezioni, sono ancora notevolmente in sofferenza a causa di gestioni talvolta scriteriate e degli effetti a lungo termine della pandemia globale. Lo dimostra, tra le altre cose, anche la misura recentemente approvata con la legge di bilancio che permetterà di dilazionare fino al 2027 il pagamento di versamenti fiscali per centinaia di milioni di euro. In altre parole: i soldi a disposizione rimangono pochi e anche il mercato di gennaio 2023 si reggerà soprattutto su prestiti, operazioni al risparmio e tentativi di investimento che possano avere un rendimento nel futuro.
Per quanto concerne la terza tipologia di operazione la serie B è da sempre terreno di caccia per i direttori sportivi di serie A a caccia di possibili affari. Il problema, almeno per la SPAL, è che nella larghissima maggioranza dei casi il potere contrattuale è limitato. Soprattutto se si è reduci da un quindicesimo posto in classifica e si occupa sempre la medesima casella anche nel campionato in corso. Tradotto: per quanto la SPAL sia solida economicamente e abbia un potenziale per fare un po’ meglio a livello sportivo, è considerata alla stregua di una bottega artigiana alla quale rivolgersi per trovare talento a costi accessibili. In via Copparo si possono anche fissare prezzi da boutique di lusso, ma a quel punto potrebbero insorgere problemi soprattutto di gestione coi calciatori corteggiati da realtà dotate di argomenti economici e tecnici di valore superiore.
TERMINI DI PARAGONE
I trasferimenti del valore superiore ai 2 milioni sono merce piuttosto rara in serie B, perché la leva delle ambizioni dei calciatori è uno degli elementi fondamentali. Qualche tifoso, nel commentare la vicenda di Esposito, ha proposto un paragone con Tonali (2000), che nel 2020 è passato al Milan per una cifra complessiva di poco inferiore ai 20 milioni di euro tra prestito e successivo riscatto. Il problema è che il centrocampista cresciuto nel Brescia rappresenta una specie di unicorno calcistico: ha debuttato in serie B ad appena 17 anni e fin dal principio è stato considerato una sorta di predestinato, tanto da essere osservato attentamente da tutti i maggiori club italiani (e non solo). Il percorso di Esposito è meno netto: dopo essere stato sostanzialmente scaricato dall’Inter nell’ultima parte del suo percorso giovanile è ripartito dalla SPAL e attraverso una crescita graduale (con i prestiti al Ravenna e al Chievo) è riuscito a costruirsi una reputazione di elemento affidabile nel campionato cadetto.
Nell’ultimo anno a fare il botto è stato soprattutto il Frosinone grazie alla bolla speculativa che si è formata attorno al difensore Federico Gatti (1998) che a gennaio 2022 è diventato oggetto del desiderio di diverse squadre e alla fine è stato acquistato dalla Juventus per 5,5 milioni più 2 di bonus. Il tutto per un difensore centrale da 20 presenze in B e 35 in serie C. Le spese folli del club piemontese poi sono diventate oggetto di dibattito e addirittura di indagini da parte della Procura di Torino.
Per il resto la lista degli affari recenti parla chiaro: tolte le smobilitazioni forzate di chi è retrocesso dalla serie A, quasi nessuna delle squadre che stazionano stabilmente in B è riuscita a incassare granché cedendo i propri giocatori al piano superiore. Le eccezioni sono state rappresentate da Birindelli (1999) dal Pisa al Monza per 2,3 milioni e Montipò (1996) del Benevento, riscattato per 1 milione dall’Hellas Verona. Clamoroso poi è il caso di Sabiri (1996): la sua cessione alla Sampdoria è fruttata all’Ascoli una somma attorno agli 1,5 milioni. Una sorta di svendita, considerato il talento del trequartista marocchino. Da tenere d’occhio è invece la situazione che riguarda Lucca (2000): l’Ajax l’ha prelevato temporaneamente dal Pisa dietro un pagamento da 1 milione, ma a fine stagione potrebbero esserne versati altri 10 nel caso i Lancieri decidessero di rendere definitivo il passaggio.
LA DIMENSIONE DELLA SPAL
In via Copparo non sembra esserci tutta quest’ansia di cedere Esposito in fretta per far quadrare il bilancio, ma al tempo stesso si ragiona con la consapevolezza di ciò che la SPAL è ora e non di cosa potrebbe essere negli ambiziosi piani di Joe Tacopina. La realtà attuale è quella di una rispettabile società di serie B, che ha fatto investimenti rivolti alla sostenibilità futura, e che deve accettare di capitalizzare con qualcuno dei suoi giocatori in presenza di opportunità significative, alimentando il bilancio anche (ma non esclusivamente) col mercato. Coltivare, valorizzare, cedere. Qualcosa che a Empoli – per fare un esempio – viene fatto con apprezzabile continuità.
Inoltre il mercato contemporaneo vive di formule di trasferimento strutturate. Ossia quelle composte da un versamento iniziale, dei bonus legati a risultati individuali e di squadra e una possibile percentuale sulla futura rivendita. Anche in questo caso si ragiona per convenienze reciproche: l’acquirente investe senza esporsi eccessivamente, il venditore scommette sullo sviluppo futuro del giocatore per avere una rendita. In un caso come quello di Esposito è improbabile che si possa ottenere una fetta molto ampia dei proventi futuri (di sicuro non il 50% pattuito per Seck), ma potrebbe esserci margine di trattativa.