foto Filippo Rubin
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Nonostante sia un ex campione del mondo al pari del suo predecessore, a Massimo Oddo è stata riservata una presentazione ufficiale con qualche lustrino in meno. Si è passati dagli eleganti spazi dell’hospitality dello stadio Paolo Mazza alla dimensione più intima ed essenziale della sala stampa. Con tanto di un piccolo ritardo sull’orario prestabilito che ha strappato a un puntualissimo Joe Tacopina l’unica battuta di spirito della giornata: “Massimo ci ha già ripensato?“.

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Ovviamente no e alle 14.05 Oddo era regolarmente al suo posto accanto al presidente e al direttore dell’area tecnica Fabio Lupo“Innanzitutto – ha detto il terzo allenatore stagionale – ringrazio la proprietà e la dirigenza che hanno scelto me mentre c’erano tanti altri allenatori sul mercato: di questo sono felice e orgoglioso. L’unica promessa che posso fare è il massimo impegno, perché se ho scelto di accettare questa sfida è perché ci credo. Nel passato ho commesso tanti errori prendendo scelte frettolose, adesso sono più maturo e se ho fatto questa scelta, ponderata, è perché sono pronto e motivato al 100% per mettere tutte le mie energie fisiche e mentali per fare il massimo”.

“Arrivo in una realtà oggettivamente in difficoltà, altrimenti non ci sarebbe stata questo tipo di scelta da parte della società. Indubbiamente fino a questo momento la SPAL ha avuto dei problemi e il mio lavoro non sarà rendere la SPAL perfetta, ma limare il più possibile i difetti di questa squadra. È giusto che ogni allenatore porti avanti le sue idee, altrimenti ogni società prenderebbe tecnici qualunque perché sarebbero tutti uguali. Non posso commentare il lavoro altrui e le relative scelte: prima di me c’era un amico che stimo e ho sempre stimato, ci siamo anche sentiti senza problemi. Sono situazioni antipatiche perché c’è un cambio, ma io ho ritenuto opportuno sentirlo perché appunto è un amico e tra noi non ci sono problemi. Sono passato anch’io nella situazione in cui è passato lui perciò non commento quello che ha fatto o avrebbe potuto fare. Poi è normale che le scelte vengano commentate da giornalisti o tifosi, ma noi siamo qui per questo, per fare delle scelte e ad ogni azione corrisponde sempre un ragionamento dietro: questo tipo di ragionamento a volte paga ed a volte no, è giusto quando vinci e non lo è quando perdi”.

Mister Oddo si è poi addentrato, anche se in punta di piedi, nell’aspetto tattico che più incuriosisce ovviamente nel momento in cui arriva un nuovo allenatore: “Tatticamente adotteremo un atteggiamento che è dettato dalla squadra. Abbiamo un certo tipo di caratteristiche, ma per ora cerchiamo di non concedere vantaggi agli avversari parlandone pubblicamente. In questi giorni ho cercato di capire le caratteristiche di squadra più che dei singoli, per cercare di mettere tutti nelle migliori condizioni e farli rendere al massimo. Questa squadra può giocare con più moduli, ma oltre al questo ci sono tante altre componenti come l’aspetto mentale o fisico che portano a fare determinate scelte. In questo momento non bisogna tralasciare nulla. L’aspetto mentale nel calcio fa il 40-50%: puoi fare la tattica, la tecnica e gli studi che vuoi, ma ciò che incide è la convinzione e la credibilità. Con la giusta testa e meno qualità degli avversari probabilmente ne vieni fuori, se ha più qualità ma meno testa sicuramente soccombi”.

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“Il gruppo sta bene, è in salute fisicamente, i giocatori si sono sempre allenati bene e questo mi è sempre stato detto anche dalla dirigenza che mi ha sempre messo davanti al fatto che questo è un gruppo di bravi ragazzi che ha sempre dato tutto con qualunque allenatore. Anche Daniele mi ha detto che una certezza che avrei trovato sarebbe stata la serietà e professionalità di questo gruppo di ragazzi”.

L’ex terzino di Milan e Lazio ha fatto un passaggio anche sulle ragioni che lo hanno convinto ad accettare la complicata sfida della SPAL: “Non voglio essere retorico ma questa è una piazza importante. Il mio primo esordio qui è stato quando sono venuto a giocare a Ferrara con il Fiorenzuola in serie C: fu un grande impatto perché c’era la curva piena come in serie A. È uno stadio caldo, riempito da gente che trasmette tanto verso i propri colori e questo è già un punto di partenza ed uno stimolo importante. Sono contento di essere qui e sono convinto che questa è una squadra che possa fare bene, certamente si può tirare fuori da questa situazione e penso si possa fare un bel lavoro”.

Inevitabile anche il passaggio sul morale di un gruppo che vive un clima negativo, condizionato dai risultati e dalla situazione di classifica: “Dal punto di vista del morale c’è grande voglia di riscatto. Il morale non può essere alle stelle, per i risultati ma anche per il cambio di allenatore. Io sono stato calciatore e quando cambi un allenatore puoi anche pensare che possa essere colpa sua, ma quando ne cambi due forse qualche colpa ce l’hai anche tu. Presidente e dirigenti ci mettono del loro per migliorare il rapporto, per aprire gli occhi su tanti aspetti, ma una grandissima mano te la danno i ragazzi in campo e il pubblico sugli spalti. Lo stadio e una curva che ti spingono mentalmente aiutano a dare di più”.

“A livello di gerarchie quando cambia l’allenatore rientrano tutti in gioco, anche chi giocava meno, e l’aria è diversa, Perciò non è merito di chi arriva, ma è conseguenza di ciò che succede. Dobbiamo essere bravi a mantenere questo tipo di atteggiamento e mantenere la serenità. Il nostro è uno spogliatoio sano e senza spaccature. Ma se dovessero esserci problemi all’interno dello spogliatoio sareste i primi a saperlo perché qualcuno finirebbe fuori rosa. Non siamo nelle condizioni di arrivare a questo e non abbiamo tempo per risolvere altri problemi oltre quelli che già abbiamo”.

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Glissato l’aspetto tattico, il nuovo allenatore ha comunque fatto un passaggio per quella che è la sua idea di calcio e per quella che sarà la SPAL di Oddo: “Io prediligo un calcio fisico, ma allo stesso tempo tecnico. Se fossimo il Bayern Monaco o il Barcellona chiederemmo probabilmente entrambi, ma siamo in serie B con giocatori di questa categoria. Non si tratta di sminuire, ma non esiste il calcio di Massimo Oddo: esiste il calcio che può e deve proporre la SPAL con i giocatori che ha. Io sono subentrato come Daniele e dobbiamo adattarci. Sarei un folle se chiedessi qualcosa di particolare a un giocatore che ha caratteristiche diverse. C’è un obiettivo da raggiungere e questo si può fare con i punti e vincendo le partite: i punti si raccolgono sfruttando le caratteristiche dei giocatori, non le mie”.

“Ho tempo due giorni per dare la mia impronta alla squadra. Siamo lì dietro, per fortuna non siamo ancora spacciati e non siamo da soli. Abbiamo avuto difficoltà come le squadre che sono dietro con noi, ma dobbiamo essere più bravi degli altri a venirne fuori. Il mio imprinting in questo momento non ha importanza: in questo momento dobbiamo fare i punti. Non sto pensando di fare qualcosa per rendere bella la SPAL: ovviamente mi piacerebbe far giocare bene questa squadra e vincere 5-0 con trame di gioco incredibili, ma non è il momento di farlo. Il mio unico obiettivo è limare difetti ed esaltare i pregi”.

Ai tempi del Pescara Oddo fece una rifinitura in una piazza della città per riaccendere l’entusiasmo dell’ambiente e dei calciatori. A Ferrara difficilmente si vedrà qualcosa del genere, spiega il mister, viste le ragioni che lo avevano portato a fare quella scelta, ma ciò non esclude che si farà di tutto per riportare entusiasmo: “C’era un motivo specifico dietro quella scelta. Subentrai in un momento in cui la squadra era un po’ presa di mira, i tifosi non credevano più tanto in questa squadra e soprattutto i giocatori non credevano più in loro stessi. Nel momento in cui sono arrivato e siamo entrati ai playoff, essendo io di Pescara e conoscendo la gente di Pescara, sapevo che il vento sarebbe cambiato: passi dalla contestazione al giocarti la serie A. I giocatori non si erano resi conto di questo e siccome quando c’è fiducia in un ambiente un giocatore sente la differenza nello scendere in campo, ho deciso di farglielo capire in questo modo. In quel momento la squadra ha capito di avere una chance in più, ma era una circostanza particolare. Gli allenamenti li faremo tutti al centro sportivo anziché in piazza (ride, ndr). Non ho problemi ad avere gente a vederli. Il campo sarà chiuso solo in preparazione alla partita per calci d’angolo, moduli o prove specifiche”.

Il mister ha poi commentato anche la vicenda Nainggolan, rientrato prima del previsto da Cagliari per mettersi subito al servizio della squadra e del nuovo allenatore: “Sarebbe stato strano il contrario e cioè se Nainggolan non si fosse liberato dai suoi impegni personali. È comunque apprezzabile il suo atteggiamento essendo un elemento carismatico in spogliatoio ed è importante se un comportamento del genere lo ha un giocatore come lui, così rilevante all’interno del gruppo. Avevo comunque pochi dubbi: non ho mai avuto il piacere di giocare con lui, ma sapevo che è un professionista serissimo in campo e un trascinatore. Non avevo il minimo dubbio che si sarebbe messo a disposizioni di tutti quanti, cosa che sta dimostrando ogni giorno allenandosi bene e aiutando i compagni. È una realtà diversa per lui, ma ci si calerà certamente”.

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Oddo ha poi potuto fare un accenno alla sua esperienza e a ciò che ha imparato durante la sua carriera da allenatore: “Le mie crescite più importanti sono assolutamente coincise con le mie sconfitte più grandi. Quando ho vinto campionati o Coppe Italia di serie C ho imparato poco o nulla: un allenatore che vince pensa di essere forte e in fondo lo è perché ha vinto. Ma la crescita passa attraverso delusioni e ciò che non va: se hai l’intelligenza di capire dove, come e quando hai fatto degli errori. Io penso di aver avuto questo tipo di umiltà, perciò se qualcuno mi chiede quando sono cresciuto, io rispondo in coincidenza dei miei fallimenti”.

Infine una battuta sul suo (presunto) avvicinamento alla SPAL già ad ottobre 2022, al momento della sostituzione di Roberto Venturato: “A ottobre non sono stato vicino a venire qui. L’unico vicino è stato Daniele ed ero contento per lui per la persona e per l’amico che è”.