foto Felice Calabrò
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Qualche appunto sparso, a mente fredda, sulla 14^ (…) sconfitta stagionale della SPAL, stavolta nella sfida, sulla carta quasi impossibile, col Sudtirol di Bisoli.

Alle squadre tristi gira le spalle anche la fortuna

Si era percepito già prima della trasferta di Cosenza, soprattutto dalle parole prepartita di Massimo Oddo, che in via Copparo serpeggiasse una certa preoccupazione, più o meno malcelata. Preoccupazione che riguardava soprattutto le condizioni fisiche e psicologiche della squadra. Si parla pur sempre di un collettivo che non ha MAI ribaltato un risultato dopo essere andato in svantaggio. E che MAI è stato in grado di vincere due partite di seguito. Non sorprende quindi che una squadra di figure da 5,5 in pagella (nella migliore delle ipotesi), governata principalmente dalla paura, venga bastonata anche dalla sorte. Perché fino al gol (quasi) completamente casuale di Zaro la SPAL aveva fatto una partita tutto sommato decorosa, ma quando una stagione prende una piega in stile 2020 succede anche che un tiro sbilenco da fuori area vada a colpire l’unico in posizione buona di tre giocatori in sospetto fuorigioco. E che quell’impatto equivalga a un gol, cosa non sempre scontata. Si tratta di quel genere di episodi che affossano ulteriormente un morale già basso, soprattutto all’interno di un collettivo evidentemente disfunzionale, sia a livello tecnico sia per quanto concerne i legami.

Non solo battuti, ma anche picchiati

Lo ha sottolineato anche Enrico Alfonso nelle sue considerazioni postpartita: la SPAL non solo è stata sconfitta, ma è stata anche bullizzata dal Sudtirol. Il conto dei falli parla abbastanza chiaro: 27 a 12. Ma più in generale la squadra di Bisoli ha dimostrato una cattiveria che è stata espressa anche nelle altre fasi di gioco, con proteste, provocazioni, reazioni. Uno dirà: facile fare i bulli quando si è terzi in classifica. Indubbiamente. Ma dagli ultimi in classifica ci si aspetta almeno un po’ di moto d’orgoglio, un segnale di ribellione agli eventi. Che invece non c’è. Soprattutto perché questa non è una squadra, è una somma di parti incompatibili. Lo si sospettava da un po’, lo ha confermato la pietosa scenetta di Murgia e Fetfatzidis che si litigano il pallone di una punizione come due bambini al campetto. Qualcuno (Alfonso e Meccariello di sicuro) è sintonizzato sulla frequenza giusta, altri probabilmente si sono già arresi a un destino che percepiscono come avverso.

In tutto questa mestizia c’è anche una bella storia

In condizioni normali probabilmente non sarebbe mai accaduto, ma sabato scorso la SPAL ha fatto debuttare il primo classe 2004 della sua storia. Quella di Nicolò Contiliano è una vicenda che può inorgoglire profondamente Ruggero Ludergnani (oggi al Torino), Andrea Catellani e tutti quelli che nell’ultimo decennio hanno messo i loro mattoncini nella quotidianità del settore giovanile biancazzurro. Dal 2016 a oggi ben quattordici ragazzi transitati per almeno due campionati nelle selezioni del vivaio durante la gestione Colombarini sono riusciti a fare almeno una presenza in prima squadra. Una media di due all’anno. Alcuni sono riusciti a ritagliarsi spazi importanti (Strefezza, Esposito, Thiam), altri sono diventati soprattutto delle plusvalenze (Ellertsson, Seck), altri ancora vestono ancora oggi il biancazzurro (Tunjov, Peda). Poi c’è chi ha inevitabilmente proseguito altrove senza riuscire a mantenere (per ora) le promesse iniziali: Spaltro, Zanchetta, Yabre, Cuèllar, Horvath, Iskra. È di parziale conforto sapere che molti degli attuali talenti del vivaio sono già stati messi sotto contratto. Qualche nome: Saiani, Boccia, Puletto, Svoboda, Parravicini, Simonetta, Bugaj, Rao. Tutti ragazzi che a prescindere dalla categoria andranno valorizzati e resi protagonisti della SPAL di domani.

Serve a poco fare tabelle

Il drammatico peggioramento della situazione di classifica ha indotto immediatamente parte della tifoseria a interrogarsi sulle combinazioni aritmetiche che potrebbero portare la SPAL alla salvezza. Con otto giornate ancora da disputare può succedere realmente di tutto e la 30^ giornata pare aver dimostrato che i pronostici finiscono puntualmente nel cestino, come d’altra parte accade con costanza in serie B. Le vittorie di Cosenza, Perugia e Venezia erano difficilmente preventivabili, eppure sono arrivate. Il problema è che guardare agli altri senza mai vincere è un esercizio abbastanza autolesionista e probabilmente andrebbe messo da parte. Il mese di aprile sarà presumibilmente quello delle sentenze e presto inizieremo a sentire la litania del “per noi sono da giocare tutte come delle finali”. Un consiglio: sarebbe possibile invece affrontarle come un turno di qualificazione di Coppa Italia? Che quello almeno è stato superato.

C’è una statistica strana da prendere in considerazione

In questo momento Joe Tacopina è negli Stati Uniti e verosimilmente ha pochissimo tempo per prestare attenzione alle vicende della SPAL, visto il delicato incarico professionale che lo vede al fianco dell’ex presidente Donald Trump nei vari procedimenti legali che lo riguardano. Fatto sta che su 30 partite giocate dalla SPAL nell’attuale campionato l’avvocato di Brooklyn ne ha viste esattamente la metà di persona. Sarà un caso, ma quando lui è in Italia la SPAL rende molto meglio. La media punti con Tacopina in tribuna è di 1,20 punti a partita (4V, 6N, 5P), mentre quella in sua assenza è 0,66 (2V, 4N, 9P). Il presidente è ripartito verso gli USA all’indomani della vittoria col Cittadella affermando che il peggio era passato, ma apparentemente aveva peccato un po’ di ottimismo. In teoria dovrebbe rientrare a Ferrara in tempo per la partita casalinga con la Ternana: visti i numeri c’è da augurarsi che non intervengano impedimenti di sorta.